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IO

Cuori Ribelli,

se mi guardo indietro, mi rendo conto di non essere mai stato uno che fa gruppo.

Non mi sono mai piaciuti quelli che hanno bisogno di avere le spalle coperte dal branco per sentirsi coraggiosi. È così dai tempi della scuola.

Non sono mai entrato a far parte dei gruppi che un po' se la comandavano, perché ho sempre avuto un’attrazione verso i reietti.

Mi sono sempre piaciuti quelli che, nonostante tutto, rimangono loro stessi anche se respinti, allontanati, messi da parte e persino condannati.

Mi piacevano già allora quelli che non potevano fare altro che essere loro stessi, anche se la società non sembrava gradirlo.

Ieri ci chiamavano reietti, oggi siamo Cuori Ribelli.



Da ragazzo non ero tanto attratto dal calcio, dalla pallacanestro o dalla pallavolo. A me piaceva scendere in campo solo.

A me piaceva correre i 100 m, cimentarmi con il salto in lungo.

Prendermi tutte le responsabilità se le cose non andavano come previsto, ma anche tutti i meriti se, invece, succedeva.


Non sono mai stato uno da gruppo, squadra o team.

Non sono mai stato uno da branco e quando sei fatto così, la gente un po' ti evita, perché nonostante quello che alle persone piace raccontare, la verità è che tutti amano di più i loro simili, piuttosto che quelli che hanno il coraggio di distinguersi.

Anche oggi, in fondo, è un po' così, no? Ve ne sarete accorti.


Proprio la foto che allego a questo post mi ci ha fatto riflettere.

In quello squalo ho visto me stesso ogni volta in cui entro in un gruppo, su uno qualsiasi dei social che uso, e la reazione dei pesciolini è più o meno quella che hanno gli altri iscritti…


È una cosa buona? Non lo so.

Ce lo dirà il tempo.


So solo che non so essere qualcosa di diverso da quello che sono.


Emiliano Di Meo

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