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Le VOSTRE domande, le MIE risposte

Cuori Ribelli,

qualche tempo fa abbiamo dato vita a qualcosa di davvero interessante.

Vi ho proposto di inviarmi delle domande e voi avete partecipato numerosi.

Si tratta di un esperimento che ripeteremo presto, ma nel frattempo ho pensato che fosse interessante salutare l’anno che sta per concludersi con quello che abbiamo condiviso.


Domanda n. 1

Quanti siete in famiglia? E come hanno preso il tuo coming out? Ho letto che hai perso quello che credevi il tuo migliore amico.


Il nucleo originale è composto da mio padre, mia madre, me e mia sorella. A questo poi si è aggiunto un gatto e due amori.

Il mio coming out è stato fatto di getto. Erano mesi che pensavo al come fare e poi scoppiai durante una discussione con mia madre. Lei attraversava un periodo particolare e io glielo dissi per rabbia. Non ci parlammo per qualche giorno. Io tornavo a casa e trascorrevo tutto il tempo a letto, perché nascondersi sotto le coperte era un po' come sparire. Quella stessa sera lei lo disse e mio padre e lui venne da me, nella mia stanza, per farmi sapere che mi aveva sempre amato, ma che da quel giorno l’avrebbe fatto addirittura di più.

Con il tempo si è risolto tutto e oggi tutti facciamo parte della vita di tutti, pienamente. Quello che volevo. Parlo con loro di qualunque cosa. Abbiamo davvero un rapporto invidiabile.

La prima persona alla quale l'ho detto, però, è stata mia sorella. Eravamo adolescenti e lei mi fece una sola domanda: tu sei felice? Io le risposi che non lo ero ancora, ma che avrei lavorato per esserlo. Quanta saggezza in una ragazza di appena quattordici anni, non trovate?

Per quanto riguarda il mio migliore amico di allora, sì. Fatto coming out, le cose cambiarono e non riuscì più a vedermi nello stesso modo. Io per lui c'ero sempre stato, anche quando a causa dei suoi sbalzi di umore si erano allontanati tutti. Nei giorni più bui, quando per la depressione non si alzava neppure dal letto, ero l'unico che passava da lui per accertarsi che avesse mangiato. Avevo vent’anni. Una volta lo presi in braccio e lo portai dal letto alla cucina e lo costrinsi a mangiare, ma lui non poteva vendermi più nello stesso modo dopo aver scoperto che mi piacevano gli uomini... Fu per me una prima lezione importante sul come sono fatte le persone, ma anche sul chi volevo essere io. E non volevo essere come lui.



Domanda n. 2

Emiliano padre, ti ci vedresti?


Sì. Nessuno ci crederà, ma mi piacciono molto i bambini. Non è, però, una cosa che prendo alla leggera. Educare un essere umano per far sì che sia un bel essere umano (e non mi riferisco ovviamente all’aspetto fisico) non è cosa da poco e non è cosa per tutti. A volte osservo i miei amici che hanno bambini e mi sembrano stanchissimi. Eppure vorrei farlo. Ho la presunzione di credere che potrei essere un buon padre. Diciamo che il cuore è predisposto.



Domanda n. 3

Cosa legge Emiliano Di Meo?


Oh, negli ultimi anni cose apparentemente noiosissime, lo ammetto. Manuali, trattati. Mi piace capire. Mi piace approcciare opere che mi possano fornire una chiave di lettura del mondo, delle persone. I libri possono farsi validi strumenti di vita. Mi affascina sia la psicologia che l’antropologia. Mi piacciono gli studi di genere. Detto questo, ho letto moltissimi romanzi fino a qualche anno fa e alternavo i classici ai contemporanei. Quest’anno ne ho iniziati alcuni, senza riuscire a finirli. Da ragazzo mi sembrava una sconfitta non arrivare alla fine di un libro, ma oggi preferisco dare valore al mio tempo. Se non mi piace quello che leggo, faccio altro.



Domanda n. 4

Emiliano, quanto c’è di te nei tuoi racconti?


Molto. C’è la mia visione delle cose, del mondo che ci circonda. C’è quello che ho imparato sulle persone e sui rapporti di coppia. C’è quello che credo dovrebbe essere l’amicizia. C’è un punto di vista reale sulla comunità LGBT, senza esaltazioni, ma anche evitando di bistrattarla cercando di presentarla per quello che non è. La verità è sempre la scelta giusta. Inoltre c’è un punto di vista maschile sulle dinamiche intime e sentimentali tra maschi, quindi sì, c’è molto di me.



Domanda n. 5

Il personaggio che si avvicina di più alla personalità di Emiliano? Perché?


Marcello, il protagonista de IL CHIAROSCURO DELLE COSE. È schivo e selettivo. Sceglie attentamente le persone con le quali aprirsi. È protettivo con le persone che ama, ma, al contempo, irascibile come ero io fino a qualche tempo fa. È un creativo e uno sportivo. Ama la vita di coppia e una dimensione intima e casalinga, poi ha uno spiccato senso dell’ironia.



Domanda n. 6

Quando hai capito che scrivere per te era diventato indispensabile?


Scrivere è un’attitudine e, in quanto tale, l’ho sempre fatto. È sempre stato importante per me dare una forma scritta ai miei pensieri, giocare con le parole e capire come funzionano. Quello della lingua è un codice affascinante.



Domanda n. 7

Cosa ti ha spinto a mettere nero su bianco le tue storie?


A un certo punto, dopo aver cercato invano storie nelle quali identificarmi e nelle quali fosse possibile ritrovare qualcosa di me e della mia vita, ho deciso di scrivermele da solo. Il bello è che io scrivo libri che poi rileggo come se fossero stati scritti da qualcun altro. Lo faccio davvero con lo stesso stupore, perché amo leggere. Un giorno poi mi sono detto che potevano esserci altri uomini desiderosi di leggere storie nelle quali ritrovarsi e riconoscersi, così mi sono deciso a pubblicare i miei libri. L’ho fatto inizialmente per me, poi per la mia comunità e per tutti gli uomini che abbiano mai amato un altro uomo.



Domanda n. 8

Hai mai l’impressione che si abbia di te un’idea del tutto distorta?


Spesso, sì. Ho l’impressione che alcuni mi sottovalutino volutamente, affinché, per un effetto di emulazione, lo facciano anche altri. Probabilmente li consola pensare che io sia meno intelligente di quello che sono nella realtà. Altri, forse, mi sopravvalutano. Non so. Quello che trovo socialmente rilevante è la facilità con la quale sia possibile innescare un cambiamento nelle persone. Hanno tutte una bandiera arcobaleno ben visibile sul proprio profilo, pagine che (a parole) sostengono la comunità LGBT, schierandosi contro ogni tipo di oppressione o bullismo, poi, basta non pensarla come loro che scattano le diffamazioni, le violenze verbali, i tentativi di boicottaggio. Tutto questo è socialmente rilevante, perché ci mostra quanto sia facile inventarsi un’identità di fantasia (e di comodo) sui social e quanto sia altrettanto facile farla saltare alla prima provocazione. È il nulla che dilaga. Una specie di teatrino. L’assenza totale di personalità fondate sulla vera conoscenza di se stessi.



Domanda n. 9

Che rapporto ha l’autore con i social?


Credo un rapporto molto più sano della media, se mi fermo a osservare le persone. Non avverto il bisogno di scattarmi foto tutti i giorni, non pubblico selfie quotidianamente, non ho alcun interesse rispetto a quelle che sono le abitudini giornaliere della gente. Mi inquietano fortemente coloro che sembrano dipendere dall’approvazione altrui e che per questo continuano a postare immagini di sé, senza sosta, una dietro l’altra, tutti i giorni. E quando mi dicono “lo faccio solo per me stesso”, fingo di credere a questa gigantesca menzogna. Nulla di quello che si condivide sui social (ce lo dice il termine stesso, condividere: avere in comune con altri) viene postato solo per il proprio piacere. È un’affermazione priva di senso. È come se io dicessi che pubblico post sui miei libri per il mio piacere. No. Li pubblico perché voglio che arrivino alle persone, affinché possano conoscere le mie opere. Tutti noi pubblichiamo quello che abbiamo piacere arrivi agli altri. A me interessano solo i libri, però. Così come non avevo un profilo social prima di iniziare a pubblicare i miei scritti, non credo che continuerei ad averne se decidessi di smettere. Ci sono cose che mi annoiano profondamente, tipo i regolamenti assurdi di alcuni gruppi… Credo sia una delle cose più stupide che mi tocca tollerare su Facebook.



Domanda n. 10

Che rapporto ha l’uomo con i social?


Inquieto. Mi inquieta come tutti credano di essere liberi e indipendenti, senza rendersi conto che corrono dietro a un ideale di vita che li priva della loro autenticità. Hanno a tal punto perso l’abitudine di selezionare in base al proprio gusto da confondersi e credere che stiano scegliendo. In verità è il sistema che sceglie per loro. Hanno tutti lo stesso aspetto, perché vogliono compiacere uno stuolo di fantomatici follower che, con ogni probabilità, non incontreranno mai nella vita reale. Barattano ciò che sono con quello che una manciata di sconosciuti vorrebbe essi fossero e si fanno ripagare a suon di like. Spesso mi soffermo a leggere quello che scrivono e mi chiedo se veniamo dallo stesso pianeta. Per questo, forse, non mi sono mai registrato su nessun social network prima di iniziare a pubblicare i miei libri. Piuttosto che seguire la finta vita perfetta di un branco di sconosciuti, preferisco vivere la mia a tempo pieno.



Domanda n. 11

Sembri una persona molto diretta e proprio in virtù di questa tua schiettezza vorrei chiederti se c’è una caratteristica che proprio non sopporti nelle persone.


Sì, credo di esserlo, perché ho sempre pensato che non essere diretti rappresenti una perdita di tempo. Cosa non sopporto nelle persone? Vediamo… se dovessi scegliere solo una caratteristica, direi che non sopporto chi crede di conoscerti semplicemente perché ha condiviso con te qualche minuto della tua vita, ma sopporto ancora meno chi crede di conoscerti attraverso i racconti di chi ha condiviso con te quei minuti. Non sopporto chi pensa di poterti dare per scontato in una maniera così banale e priva di una riflessione autentica. Rido di gusto di coloro che pensano di potermi dire chi sono. Tanta ingenuità è quasi tenera.



Domanda n. 12

Hai la possibilità di rendere omaggio a un tuo libro trasformandolo in un film. Quale libro scegli e perché?


Credo che molti dei miei libri sarebbero adatti per una trasposizione sul grande schermo e questo dipende dal mio modo di scrivere, quasi da sceneggiatore, se me lo consenti. Se, però, mi chiedi di scegliere un solo titolo, non ho dubbi: La Parte Sospesa Del Cuore. Il libro stesso è costruito come un film. Se ci pensiamo, noi leggiamo la storia raccontata da Javier, il vicino di casa di Armando e Juan Carlos. Vediamo attraverso i suoi occhi, ascoltiamo ciò che ascolta lui. Javier svolge già il ruolo di cinepresa.



Domanda n. 13

Cosa ti attrae in una donna e cosa non sopporti. E in un uomo, cosa ti affascina e cosa invece non sopporti.


Mi piacciono le donne femminili, quelle che lo sono in un modo quasi all’antica, senza aggressività. Mi piacciono le donne orgogliose. Mi piacciono le donne un po’ vanitose, le trovo simpatiche. Non mi piacciono le donne volgari o scurrili, per niente. In un uomo, invece, trovo affascinante il suo lato spirituale, l’indipendenza intellettuale. Mi piacciono gli uomini inconsapevoli di quanto siano attraenti, mentre mi annoiano i vanitosi. La vanità aggiunge un pizzico di pepe in una donna, ma sottrae spessore a un uomo.



Domanda n. 14

Playlist di Emiliano sotto la doccia. Cosa canti solitamente?


Premessa. A me piace sia cantare che ballare, quindi immagina. Io non faccio una doccia, io vado in concerto. Tutto dipende dal mio umore, però. Mi piace Sam Smith, moltissimo. Adele, mi piace la musica sud americana. Madonna, Vasco Rossi, Marco Mengoni e poi c’è la musica country!



Domanda n. 15

In alcuni dei tuoi post sembra ci sia un attacco all'ambiente degli MM e ad alcuni blog. È davvero così?


Sì, forse, a volte sì. Si tratta di una mia predisposizione quando mi sembra che non ci sia autenticità. Ecco, noto una totale assenza di autenticità, sia nelle storie, sia in quello che gira intorno a esse. Non mi piace che ci siano autori e autrici che magari scrivono più generi, ma che usano uno pseudonimo solo se si tratta di MM. Perché prendere le distanze da quello che fai? In che modo sostieni la comunità LGBT (come tutti e tutte sostengono di fare) se sei il primo a nasconderti? Che esempio è? Poi le storie... uomini che partoriscono, che reagiscono in modo assurdo al primo problema, non ci sono profili psicologici credibili, ma c'è una conoscenza dall'anatomia maschile quanto mai improvvisata. Guardie che “puniscono” i ladri come nel più classico dei porno, cuccioli, vampiri che succhiano qualsiasi cosa capiti loro a tiro… io dico (mi rivolgo ai maschietti) ma tra tutta la gente che c’è in giro, voi vi fareste fare certe cose da uno con dei canini lunghi come quelli di Zanna Bianca? Non voglio generalizzare, ma la situazione la definirei abbastanza critica. Ora qualcuno griderà: «Ma noi vogliamo solo intrattenere!» e io alzerò gli occhi al cielo…

Per quanto riguarda i blog, invece, credo di aver già detto tutto, ma anche in questo caso di tratta di una mia riflessione. Anch'io, sotto consiglio di chi era certo di saperne di più, appena approdato in questo ambiente, ho iniziato a partecipare a give away o review party, qualcosa però non mi quadrava. A me piacciono molto i miei libri e sono orgoglioso di tutti i miei lavori, ma confesso che, al SECONDO review party, mi sono chiesto come fosse possibile che tutti i blog, NESSUNO escluso, fossero entusiasti del mio lavoro, proprio come era successo con l’altro libro. Si tratta di una cosa davvero incredibile, ma statisticamente un po' improbabile… altrimenti qualcuno dovrebbe spiegarmi perché io non abbia ancora vinto il Nobel per la letteratura. È verosimile inviare un libro a 20 persone e riuscire a convincerle tutte? Ed è verosimile che si verifichi anche con il libro successivo? Valutate voi e decidete cosa pensare, però a me non piace essere preso in giro e mi sono tirato fuori dal circo proprio perché per me i libri sono davvero importanti. Il bello poi è che per questa gente il presuntuoso sono io! Tutti questi autori che continuano a mandare i propri libri a tutti i blog, ricevendone sempre recensioni a 5 stelle, non si fanno nessuna domanda? Oppure sperano che non se le faccia il lettore quando il giorno successivo la stessa blogger pubblica un'altra recensione a 5 stelle per qualcun altro, e quello dopo ancora, quello dopo ancora... Sono a tal punto sicuri di meritarle che gli sembra normale! Normale?! Che strano modo di vivere quello di non porsi domande.

Viva le recensioni, ma solo se posso essere certo che siano autentiche, altrimenti non me ne faccio niente io e non se ne fanno niente i lettori. Succede solo che tutti finiranno con il perdere di credibilità. È davvero questo che vogliamo? Io no e non voglio conflitti di interesse, ma mi sembra proprio che abbiano creato un sistema dove ce ne siano molti. Però, chi lo sa? Magari mi sbaglio e i miei libri piacevano davvero a tutti e 40 i blog coinvolti! Detto questo, però, vorrei aggiungere che AMO i blog che leggono e recensiscono i miei libri di loro iniziativa! Amo gli anticonformisti.



Domanda n. 16

Cosa ne pensi del cyberbullismo?


Che è un'attività alla quale si dedicano i codardi e i dementi. Ciò non toglie che si tratta di qualcosa da non sottovalutare, perché potenzialmente pericolosa. Anche in questo caso non parlo per sentito dire, bensì per esperienza. Ci sono stati periodi in cui io stesso ne sono stato vittima. Solo un mese fa un plotone di pseudo autrici ha dato vita a un vero e proprio tentativo di boicottaggio nei miei confronti, invitando gli utenti a non leggermi, semplicemente perché non erano d'accordo con alcune mie dichiarazioni. Il problema è che tale iniziativa è stata concepita da menti a tal punto vili e abiette da inventare un vero e proprio nemico pubblico da debellare. Mi hanno dipinto nella maniera più spregevole possibile, senza darmi neppure possibilità di replica. Per fortuna ho una personalità ben formata e quindi la mia unica reazione è stata quella di desiderare di prenderle a calci in culo fino al giorno dopo (e magari un giorno capiterà l'occasione di farlo o magari potrei pensare di fare cassa e denunciarle tutte per diffamazione e questa rimane un’ipotesi concreta. Ho un sacco di materiale davvero interessante riconducibile a quelle piccole sprovvedute), ma se fossi stato più debole come avrei reagito? Non è affatto semplice rendersi conto di essere diventato il bersaglio di un gruppo di bulle che, ahimè, hanno anche la brillante idea di riprodursi, e ritrovarsi inerme in maniera insopportabile. Lo ripeto, per fare certe cose o sei un demente o sei un codardo.



Domanda n. 17

Perché interagisci solo se si parla di te? Perché non metti mai like a nessuno e a niente?


Wow, questo è un colpo basso e da te non me lo aspettavo, ma ho detto che avrei risposto a tutti e dunque rispondo. Vediamo, non lo faccio perché, di fondo, seguo pochissimo quanto succede sui social. Sono in pochi gruppi e la maggior parte di essi ha delle dinamiche che me li rendono un po’ pesanti. Mettiamoci poi il fatto che come dico “A” succede il finimondo, perché c’è un plotone pronto a dire il contrario, e si capisce abbastanza facilmente perché mi guardo bene dal commentare qualcosa che non mi riguardi in prima persona. Il mio modo di usare i social è quello di entrare, fare un post, interagire con coloro ai quali interessa e poi uscire. Stop. Diciamo che ho deciso di vivere i social (per quanto possibile) come vivo la vita reale. Faccio le mie cose, ciò che mi interessa, se queste cose interessano anche a qualcun altro è il benvenuto, altrimenti ognuno fa le proprie… non faccio gossip, non mi fermo a chiacchiere con degli sconosciuti per strada, quindi non lo faccio su Facebook (a meno che non siano lettori), non commento quello che fa la gente seduta vicino a me in tram, così come non intervengo nelle loro conversazioni. Applico questo stile di vita anche ai così detti social e li vivo tranquillo. Se qualcuno pubblica qualcosa che mi infastidisce, lo rimuovo dai contatti, senza discuterci. A me sembra facile e sensato. Chi ha piacere di parlare con me, sa dove può trovarmi. Chi l’ha fatto, lo sa. Chi preferisce ignorarmi può continuare a farlo. Boh, non ci son altri motivi.



Domanda n .18

Ciao Emiliano! Come stai? Per il tuo obbligo e verità non potevo esimermi dal farti una domanda... Che in realtà ti ho già fatto, ma magari interessa anche altri.

In tutti i tuoi lavori i personaggi che instaurano una relazione vivono una forte contrapposizione a livello di virilità, che si rispecchia anche nei ruoli tra le lenzuola.

Nella tua personale visione di un rapporto tra due uomini, quindi, vedi una netta distinzione tra una figura "maschile" ed una "femminile"? E sempre su questo tema, la dominazione tanto mentale quanto fisica è un elemento chiave dei rapporti tra i tuoi protagonisti. Come forse Androphilia, Amici di Notte e Profilo Greco spiegano nel modo migliore, una coppia è in realtà un branco che ha bisogno di un alpha, che rappresenti la guida di cui l'altro ha bisogno.

Ma siccome la dominazione è di fatto un gioco, alcuni dei tuoi protagonisti sembrano appunto essere stati... giocati: quindi non esiste un rapporto diretto e univoco tra virilità e dominazione nella coppia, secondo Emiliano?


Ce lo insegna la natura, no? E io osservo moltissimo quello che avviene in natura, mi affascina più di qualunque altra cosa al mondo. Ogni branco, non importa quanto grande esso sia, ha bisogno di un alfa che lo guidi, altrimenti non riuscirebbe a raggiungere determinati obiettivi. Nell'amore succede la stessa cosa. La dominazione, però, è qualcosa che si può attuare anche a livello psicologico, quindi no, non c'è una connessione tra essa e la virilità. Molte coppie etero sono evidentemente "guidate" da donne, questa ne è, dunque, la riprova.

Per quanto riguarda le coppie presenti nei miei lavori, beh esse sono un po' le coppie che mi piacerebbe proporre alla nostra comunità, all'interno della quale, si fanno molte, fin troppe, distinzioni. I bears vanno solo con altri bears, i palestrati si accoppiano solo tra loro e gli effeminnati sembra non volerli nessuno. Beh, a me non piace molto questa dinamica e voglio scardinarla.

Sai qual è stata una delle più grandi soddisfazioni da quando scrivo? La mail di un lettore in cui mi scrisse che aveva sempre evitato gli effeminati, giudicandoli male, ma che, grazie ai miei libri, li stava rivalutando, iniziando a vederli sotto una nuova luce. Questo, dunque, grazie a personaggi come Lucas di OCEANO DENTRO!

L'ho considerato un grande successo.

Lo stesso, però, avviene con i troppo "maschili". Molti nel nostro ambiente pensano che un omosessuale maschile rinneghi in qualche modo il suo essere gay... Ma perché non si può essere omosessuale e maschile? Chi l'ha detto?

Io non ho mai desiderato vestirmi da donna, non è una mia fantasia, ma non per questo voglio che mi si consideri meno gay di un altro.

Ognuno di noi è quel che è e tutti dovremmo considerarci fortunati se l’altro può esprimersi liberamente.



Domanda n. 19

Non so nemmeno perché te lo chiedo a dire il vero… cercando di non essere troppo dispersivo (odio le lungaggini)… convivo da anni con un padre padrone, di certo non cattivo o violento (gli avrei già mozzato gli arti) che mi controlla sotto ogni punto di vista della mia esistenza, dagli amici al conto in banca, dal lavoro a quanto tempo passo su YouTube… sono al punto di non ritorno ormai… beh, verrebbe facile a chiunque, credo, consigliarmi di lasciarlo e andare avanti con la mia vita… mi trattiene un solo motivo… la sua malattia cronica. Mi sento una merda al solo pensare di lasciarlo solo e malato, ed allo stesso tempo piango per sapere di aver finito le gioie sulla mia strada… tu cosa faresti? Scusami se poco ha a che fare con quanto volevi improntare tu…


Ok, vediamo. Ci sono un po’ di cose che vorrei dire al riguardo e la prima è la più semplice: diffida sempre di coloro che ti consigliano soluzioni drastiche ai tuoi problemi e fermati a osservarli. Di solito quelli che a parole hanno una soluzione per tutto, sono i più incasinati. Quindi la prima regola per me è questa: se non riesci ad aiutare neppure te stesso, non sarai utile a me. Chiarito questo, prenderò un po’ alla larga la tua richiesta, perché non conosco te e non conosco lui. Ma lasciamo da parte un attimo il tuo compagno e concentriamoci su di te. Cosa farei se fossi al tuo posto? Nei momenti in cui mi ritroverei a piangere, mi chiederei se davvero io stia vivendo qualcosa che non voglio. Chi dei due ha più bisogno dell’altro? Lui dipende davvero da te o questa dipendenza esiste solo nella tua testa? Quanto tu dipendi da lui e dalla storia che avete creato? Conosco una marea di persone che si sentirebbero distrutte se perdessero quello che hanno e del quale si lamentano ogni giorno. Parla con te stesso, in maniera rude. Non essere mai educato con te stesso. Parlati in maniera spicciola, senza buone maniere, senza delicatezza. Lo ami? Intravedi ancora una vita con lui? Sì? Allora cerca di capire cosa vi impedisce di viverla, ricordando che, se la intravedi, puoi averla. Non la intravedi sul serio? Allora è finita e lo sai anche tu, senza che te lo dica io o chiunque altro. Quella della malattia cronica, credo, sia una scusa, un alibi. Oggi i malati cronici possono contare su un’assistenza sanitaria anche domiciliare, basta parlarne con il proprio medico. Se decidessi di non vivere più con lui poi non significherebbe che devi necessariamente sparire dalla sua vita. Niente melodrammi in queste situazioni! Odio i melodrammi. Non starete più insieme, ma questo non significa che dobbiate comportarvi come se l’altro non esistesse più. Forse sbaglio ed è estremamente probabile viste le poche informazioni, ma quello confuso mi sembri tu e la confusione è tremenda… ti auguro davvero di fare chiarezza.



Domanda n. 20

Sei mai stato stronzo con qualche ragazzo come lo sei stato con Tommy (riferimento ad AMICI DI NOTTE)?


Spero di no, ma temo che a tutti sia capitato di essere stati rudi in amore nei confronti di qualcuno che, in quel dato momento, era in una posizione più delicata della nostra, perché magari più coinvolto. L'amore è una cosa pericolosa e lascia i segni.



Domanda n. 21

Visto che vivi a Roma ci vai al Rare?


No.



Domanda n. 22

Hai sempre desiderato essere uno scrittore?


Sarebbe bello esserlo, ma non lo sono. Gli scrittori sono ben altri. Io sono un uomo con delle storie da raccontare. Storie che mi piace mettere per iscritto nella forma migliore possibile. Credo di scrivere bene? Sì, ma gli scrittori sono altri. Sono esseri illuminati, quasi sovrannaturali. Io sono terreno.



Domanda n. 23

Emiliano, faccio mea culpa e ti confesso che nonostante segua la tua pagina da tempo ho iniziato a leggerti solo dopo Androphilia. Ora sto recuperando anche i libri precedenti e mai decisione è stata più saggia! Li trovo uno più bello dell’altro e sono sorpresa dalla varietà di storie e argomenti!!! Nessuno è uguale all’altro. Ho letto recensioni in cui si diceva la stessa cosa ma sappiamo che le recensioni vanno prese con le pinze, eppure nonostante fino a poco tempo fa non mi fossi molto simpatico (scusa ma è vero) mi sono ricreduta completamente. Non ti conosco ma quando ti ho scritto sei stato gentile e anche se fossi antipatico a questo punto non mi importerebbe più perché i tuoi libri valgono. Lo penso proprio. In una delle ultime recensioni che ho letto su amazon un ragazzo si sorprendeva del fatto che tu riesca a parlare di coming out, affetti, rispetto di sé, amicizia per poi affrontare temi scomodi. Da te ci si può aspettare un romanzo, un erotico…persino un noir! Parli di integrazione, passione, ossessioni e, cosa che mi ha veramente stupita perché non mi era ancora capitato con i libri letti finora, di HIV. Questo mi ha fatto ragionare e credo tu abbia ragione quando affermi che la maggior parte di coloro che scrivono questo genere di storie guardano la comunità lgbt da lontano senza viverla. Ora noto le differenze. Ho amato Samuel e Mirko, non so dirti quanto. L’ho letto già tre volte. Amo quel libro e ho scoperto cose che non sapevo e di questo ti ringrazio. Vorrei solo essere sicura di una cosa. È tutto vero quello che dici del virus in quel libro?


Assolutamente sì, ma ci tengo a fare una precisazione. Non sono un virologo. Per rispetto verso la mia comunità e verso voi lettori non divulgherei mai un’informazione falsa o fuorviante. Ho inserito nel libro tutto quello che so, ma senza entrare troppo nei dettagli, perché non avevo alcuna intenzione di scrivere un trattato di medicina. Non parlerei mai al posto di un virologo. Da parte mia sarebbe presuntuoso e irresponsabile. La mia idea era quella di dar voce a due ragazzi comuni ai quali succede qualcosa di speciale e non tutte le persone alle quali succede qualcosa di speciale diventano improvvisamente dei ricercatori. Volevo trattare un argomento così delicato attraverso le parole di due ragazzi come tanti, dando a voi lettori solo qualche informazione, che magari potreste non avere, per rendervi più curiosi e, nel caso abbiate smesso, riprendere a informarvi. Niente di più. I libri nascono anche per questo. Se un libro ci fa scoprire qualcosa che non sapevamo o ci costringe a una riflessione, vuol dire che abbiamo letto il libro giusto.



Domanda n. 24

Emiliano, a quale dei tuoi racconti hai affidato il messaggio per te più importante?


Oh, questa non è semplice. A me piace inserire un messaggio e uno spunto di riflessione in ogni storia che pubblico e sono tutte cose che ritengo molto importanti o, quantomeno, importanti per me. Se dovessi sceglierne solo uno credo proprio che sarebbe L’UNIVERSO COSPIRA. Lo considero il mio gioiello e sono davvero orgoglio e onorato che un istituto comprensivo l’abbia inserito nella propria biblioteca per dare anche ai ragazzi LGBT la possibilità di leggere un testo che, nel suo piccolo, può aiutarli a dipanare la matassa che si portano dietro in quanto adolescenti e permettere alla nebbia di dissolversi rivolgendo il loro pensiero nella giusta direzione.



Eccoci qui, Cuori Ribelli.

Grazie per il supporto che mi avete dato durante tutto quest'anno.

Grazie a tutti coloro che mi sceglieranno anche nel 2020.

Se c'è una cosa che è davvero importante che voi sappiate di me è che nulla di quello che ricevo viene dato da me per scontato.

Nulla.


Brindate anche per me il 31 sera, come io lo farò anche per voi.


AUGURI!


Emiliano




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