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L'ARTE che EDUCA

Diciamo subito qualcosa di incontestabile. L'arte non nasce come forma di intrattenimento. L'arte non ha nulla a che fare con l'intrattenimento.

Il sudoku intrattiene. Il punto croce intrattiene. Le telenovelas lo fanno.

L'arte no.

L'arte ha responsabilità più grandi.


Essa ci presenta la realtà circostante trasfigurata dallo sguardo dell'artista.

Grazie alle lenti attraverso le quali esso guarda al mondo, tutte le cose reali ci arrivano illuminate da una luce nuova che ne mostra aspetti che altrimenti non avremmo colto.


L'arte è arte solo se tratta il vero.

Lo è solo se ci provoca fino a farci riflettere.

Se ci scuote fino a modificare il nostro punto di vista sulle cose che tratta.


L'arte è arte solo se in essa possiamo rintracciare qualcosa di noi stessi, di quello che siamo, dei desideri che arrossiremmo nel confessare a qualcuno, delle nostre paure, persino delle parti di noi che non riusciamo proprio ad accettare.

L'arte è arte solo se comunica, ma senza gli artifici della cultura.

L'arte deve riuscire a parlare al nostro istinto anche se siamo a digiuno sull'argomento, perché la verità è qualcosa che riconoscono tutti, pur rifiutandola.


(opera di David Jester)



L'arte deve nutrire quella parte di noi costantemente affamata.


L'arte non mente, non può farlo.

L'arte trasforma, pur rimanendo fedele.

Rinnova la nostra percezione del mondo e, di conseguenza, rinnova anche noi stessi.

Ci aiuta a cambiare pelle e a maturare.


Non può esserci arte in assenza di pensiero.

Non può esserci arte dove non ci sia progettualità.


L'arte, quella vera, richiede autenticità e gli artisti hanno spesso un carattere terribile perché, a differenza degli altri, non sanno mentire o fingere di essere qualcosa di diverso da quello che sono e noi li amiamo anche quando facciamo finta che non sia così.



Emiliano Di Meo


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