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Sii l'icona di TE STESSO

Se c'è una cosa che non sopporto sono le così dette ICONE GAY. Ecco, queste aspiranti icone mi fanno lo stesso effetto dei marchettari che fingono di amarti solo per poter mettere le mani sul tuo conto in banca. Tutte le pop star dell'ultimo ventennio hanno provato in ogni modo ad accattivarsi il pubblico gayo e tutte l'hanno fatto incoraggiate dalle rispettive case discografiche. Allora ecco una carrellata di dichiarazioni d'amore melliflue nei confronti del pubblico pagante. Un po' come avviene anche nel mondo dell'editoria self, dove autori/autrici non fanno che adulare i propri lettori, senza mai azzardarsi a contraddirli. È uno dei consigli che ricevi appena approdi in quell'ambiente. È uno dei consigli che ha dato anche a me qualcuno che oggi guida una casa editrice MM: "cerca di adulare le lettrici, preoccupati di loro, salutale la mattina, manda loro un fiore e TI COMPRERANNO."



Inutile dire che non ho mai seguito un consiglio del genere e non l'ho fatto per due ottimi motivi: il primo è che non fa parte del mio carattere fingere in quel modo e il secondo è che non credo di averne bisogno e non lo credevo già allora. Se un libro è un buon libro si venderà da solo. Il risultato, però, di questo mio non adulare il pubblico è la diceria che nell'ambiente dell'editoria self si divertono a mandare in giro e cioè che io addirittura tratti male chi mi legge. Io non tratto male nessuno, al contrario. Non potrei trattare meglio chi mi legge, perché mi confronto con loro alla pari. Li ascolto, ma se non sono d'accordo glielo dico chiaramente e lo faccio a modo mio, proprio come avviene nella vita reale. Poi, ovvio, c'è chi lo apprezza e chi no, ce lo insegna la politica. Molti vogliono essere adulati, addirittura fingendo di non capire che dall'altra parte puntano solo ai loro soldi. Ecco quello che mi è sempre piaciuto di Madonna. Lei è una che il proprio pubblico lo chiama Motherfuckers. Chiama anche me motherfucker quando vado ai suoi concerti.

Non si è mai dimostrata melliflua, al contrario. Prima si è conquistata la stima come artista e come persona, poi si è presa tutto il resto, facendosi portavoce di una libertà espressiva e sessuale che non poteva non richiamare a sé anche il pubblico gay. Non è stata Madonna a cercarci in maniera ruffiana. Siamo stati noi, in anni durante i quali eravamo impegnati a far sentire la nostra voce come mai prima, a riconoscere in lei una guerriera alla quale ispirarci. A me non piace chi parla troppo di quello che non lo riguarda direttamente, mi piace che siano le persone coinvolte a farlo, ma la rivoluzione messa in campo da Madonna non poteva non attrarre la comunità LGBT. Non poteva non attrarre chiunque, soprattutto negli anni '90 del secolo scorso, avesse sete di rivendicazione.

E una volta attratta a sé un'intera comunità non ha iniziato a parlare come se facesse parte di quella comunità, ma si è "limitata" a supportarla per poi omaggiarla cedendole spazio nei propri concerti. Ha capito subito quale sarebbe stato il suo ruolo e l'ha svolto alla grande.

Non ha inciso canzoni fingendosi un uomo gay, non ha scritto versi d'amore per una donna, ma ha affrontato temi importanti per chiunque sentiva di non potersi uniformare a una società che non concedeva spazio ai diversi. Perché non basta denudarsi un po', vestire in maniera stramba o fingersi bisex. Non basta più e, per quanto mi riguarda, non l’ha mai fatto, se alle spalle non c'è del contenuto e Madonna oltre al personaggio ha sempre mostrato di essere una persona.

Terrena, imperfetta, ma con l'ambizione di arrivare alla migliore versione di se stessa.

Come noi. Non può che essere lei, dunque, l'unica vera ICONA GAY non - omosessuale.


Emiliano Di Meo



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